L’asana (posizione) di cui ti parlerò oggi ha un nome un po’ complicato, “paschimottanasana” appunto, tanto che è più spesso conosciuto come “pinza”. Questa posizione è anche considerata come la “regina delle flessioni della schiena” e tra un attimo ti dirò perché.
I benefici fisici e psicologici di paschimottanasa o pinza
In un precedente articolo, relativo ai 5 movimenti per la salute della schiena, ti ho già presentato alcune posizioni particolarmente utili per la salute e la longevità della colonna vertebrale. Un gruppo di posizioni al quale oggi aggiungeremo, a pieno titolo, la paschimottanasana.
Da un punto di vista fisico, la pinza rende la colonna e la schiena elastiche e più giovani, oltre a stimolare il sistema nervoso centrale e periferico.
Oltre a ciò:
- vengono massaggiati gli organi interni e vitali, preposti a funzioni vitali e depurative, quali il fegato e la milza;
- vengono attivate le funzioni digestive dello stomaco e del pancreas;
- viene stimolato “agni” il fuoco digestivo;
- il metabolismo per bruciare i grassi si attiva, utile quindi per perdere peso;
- anche la peristalsi intestinale viene attivata e migliorata, fornendo un aiuto nei casi di stipsi cronica.
Sotto l’aspetto psicologico invece, paschimottanasana stimola la pazienza, l’immobilità senza rigidità e sforzo. Insegna il raccoglimento e l’elaborazione del passato attraverso l’aumento della totale attenzione interiore, ritirando i 5 sensi dal mondo esterno (l’udito, l’olfatto, il tatto, il gusto, la vista).
La pinza induce inoltre alla calma e al rilassamento ed è molto indicata in stati di attacchi d’ansia.
Ma cosa significa “Paschimottanasana”?
Il termine paschimottanasana, di origine sanscrita, si può suddividere in:
- “paschima” che significa OVEST,
- “utt” che significa intenso,
- “tan” che significa allungamento e infine
- “asana”, che significa posizione.
Letteralmente, quindi, paschimottanasana significa “allungamento dell’ovest”, dove l’ovest si riferisce alla schiena o, in altri termini, alla parte posteriore del corpo.
Questo perché, secondo la tradizione, nello yoga le diverse parti del corpo sono simbolicamente collegate ai 4 punti cardinali:
- la testa rappresenta il nord,
- i piedi sono il sud,
- la parte anteriore del busto è l’est
- la parte posteriore, il dorso, è l’ovest
Ti faccio subito un esempio per spiegarmi meglio.
Poiché si dice che il momento più propizio per eseguire l’ASANA sia la mattina guardando il sole che nasce, è facile immaginare che, una volta seduti a terra, rivolgeremo i piedi ad est verso il sole e di conseguenza avremo il dorso rivolto ad ovest.
Avremo così il corpo che, eseguendo il paschimottanasana, tenderà le braccia verso est e di conseguenza “stirerà” il proprio ovest allungando cioè la propria schiena.
Rivolgendo le mani al sole e seguendolo nel suo percorso ci troveremo con le braccia oltre la testa, sdraiati a terra nella posizione di shavasana.
La Kundalini
Un’altra interpretazione del termine riguarda l’energia vitale sottile, cioè la Kundalini.
La Kundalini risale lungo l’ovest, cioè lungo il dorso, precisamente dal coccige alla nuca attraverso il canale energetico principale, chiamato sushumna-nadi.
Rispettare i limiti del proprio corpo.
Secondo questa interpretazione, legata al fattore biomeccanico nell’esecuzione della pinza, tutti possono fare bene questa posizione.
Infatti non è importante quanto si scende verso le gambe con la testa, dal momento che, come dico sempre il primo giorno in cui una persona diventa un mio allievo, ognuno deve rispettare i limiti del proprio corpo.
Il fattore principale di cui tenere conto è la consapevolezza, eseguendo la posizione della pinza l’energia vitale si attiva a risalire dal basso verso l’alto nel canale di sushumna, cioè nella colonna vertebrale.
Ci tengo a ribadirlo: se fatto bene, lo Yoga è per tutti e per qualunque età. Fatta eccezione ovviamente per le persone con patologie importanti alle quali, in ogni caso, è sempre consigliato un consulto con il proprio medico prima di intraprendere qualunque attività fisica.
Controindicazioni per l’esecuzione di paschimottanasana
In alcuni casi è bene evitare di eseguire questa posizione, in particolare se:
- si soffre di disturbi importanti della colonna vertebrale o ai dischi intervertebrali
- sciatalgia in fase acuta
- gravidanza avanzata
- diarrea
- asma
Cosa sono i 3 stadi di un’Asana?
A questo punto ti voglio parlare dei 3 stadi attraverso i quali passa l’esecuzione di un’asana:
- il 1° stadio, quello dell’accoglienza
- poi il 2°, lo stadio tecnico
- infine il 3°, lo stadio dell’integrazione
1° stadio: Accoglienza
Lo stadio dell’accoglienza è il primo e in esso prevale l’aspetto emotivo nell’eseguire la posizione.
Cosa significa “entrare in un ASANA” attraverso lo stadio dell’accoglienza?
Significa entrare in una posizione in modo naturale, rispettando il corpo e lasciando che l’asana agisca su di esso e sulla mente, senza fare nulla.
Infatti nel primo stadio, quello dell’accoglienza, il corpo accoglie la posizione che eseguiamo. Subito dopo entriamo nell’aspetto emotivo dell’asana, cioè la sensazione che essa trasferisce al corpo e come da esso viene percepita, silenziando la mente.
2° stadio: Tecnica
Il secondo stadio che l’asana incontra nella sua esecuzione è quello tecnico, cioè i dettagli tecnici e i compromessi utili per eseguire l’asana, entrando dunque nell’aspetto razionale.
3° stadio: Integrazione
L’ultimo dei 3 stadi è quello dell’integrazione: dove la posizione viene eseguita in un equilibrio perfetto tra l’attuazione tecnica e l’accoglienza naturale da parte del corpo.
Lo stadio dell’Accoglienza nel Paschimottanasana
Posso quindi dirti che grazie a paschimottanasana, nello stadio dell’accoglienza, ci si può liberare dall’auto giudizio, sempre presente. Ad esempio, quando si è in questa posizione c’è la tendenza a paragonare la propria esecuzione con quella degli altri guardandosi attorno.
La “pinza” risulta essere un ottimo allenamento, non solo per rendere più elastica la schiena, ma anche per lavorare su di essa dal punto di vista emotivo/psicologico. Ci si rende conto di come e quanto una persona viva l’accettazione di sé, la pazienza, e quanto abbia potuto rilassarsi o meno nella propria vita, proprio osservando la discesa del busto verso le gambe.
Una pinza molto chiusa è certamente frutto dell’elasticità ottenuta, oltre che con l’esercizio fisico, anche con l’esercizio della pazienza. La prima volta sarebbe utile infatti riuscire a mantenere la posizione per almeno 10 minuti.
Nella prima esecuzione della pinza si può già comprendere come una persona abbia trattato sé stessa e la sua schiena fino a quel momento.
Raccoglimento e autoascolto
Paschimottanasana richiede raccoglimento, autoascolto, e sviluppa l’umiltà combattendo il narcisismo. Inoltre è una posizione di difesa per gli organi vitali interni contenuti nella parte anteriore del corpo, poiché flettendosi verso le gambe, la schiena diventa idealmente una corazza.
Viene anche considerata una posizione, cosiddetta “dopo il combattimento”, quando ci si ritrae interiorizzando le vicissitudini della vita per trarne saggezza.
La parte posteriore della schiena viene identificata con il passato, e se risulta bloccata indica che non si è riusciti a liberarsi e a trascendere gli eventi sgradevoli della vita.
Riuscire ad allungare la schiena correttamente e fino in fondo, grazie alla posizione della pinza, indicherà l’avvenuta trasformazione di fatti ed eventi passati, una saggezza acquisita, un nuovo modo di essere.
Conclusioni e… pratica video
Per concludere questo articolo, ti invito alla visione di questo video dove, oltre a riepilogare quanto detto fin qui, ti mostro come eseguire correttamente la pratica di paschimottanasana!
A presto e… namastè!
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Non rimandare, inizia adesso.